Il salary cap conquista l’Europa del calcio
Il salary cap conquista l’Europa del calcio
Spagna apripista, ultime novità dall’Inghilterra. L’Uefa c’è con il fair play finanziario. Avanzata una proposta anche in Italia e in Germania

di di Michele Damiani 04/05/2024 02:00

Il salary cap si fa largo in Europa. Crescono, infatti, i paesi che introdurranno o stanno pensando di introdurre un limite alle spese per ingaggi e stipendi, ad oggi nettamente la voce di maggior costo di ogni club europeo. L’ultima in ordine di tempo è stata l’Inghilterra, con i club della Premier league che hanno votato per aprire la discussione sul tema (appuntamento a giugno per la decisione finale). In Spagna è una realtà già da qualche anno (stagione 2019-2020) e lo sarà a breve anche per l’Uefa (in realtà, già lo è, ma ancora non nella sua forma definitiva). In Germania il dibattito è aperto, soprattutto dopo il Covid. E in Italia? Ad oggi non esiste, ma è una delle proposte avanzate dalla Lega serie A per riformare il calcio.

Rapporto costi/salari

Il calcio europeo vede quasi tutti i ricavi prodotti prosciugati da stipendi e salari. Prendendo come riferimento il 2021 (dati Deloitte) il rapporto stipendi/ricavi era del 71% in Inghilterra, del 74% in Spagna, del 65% in Germania, dell’82% in Italia e addirittura del 98% in Francia. Leggero calo nel 2022, anche se rimangono alti i rapporti: 67% Inghilterra, 73% Spagna, 59% Germania, 83% Italia (stabile) e 87% Francia.

Dove esiste

Alcune leghe, vedendo questi numeri, hanno deciso di intervenire. La prima in ordine di tempo è stata la Spagna, con l’introduzione nel 2019 del «Limite di costo della rosa sportiva». In sostanza, ogni club deve presentare un prospetto di costi che deve essere approvato dall’organismo di valutazione della Liga. A gennaio 2024 sono stati fissati gli ultimi limiti, che evidenziano un grosso squilibrio: la prima è il Real Madrid con una spesa di oltre 727 milioni, la seconda è l’Atletico Madrid con circa 303 milioni.
Dall’Inghilterra arrivano le novità più recenti; questa settimana i club della Premier hanno votato per aprire una discussione sull’introduzione del salary cap. La decisione sarà presa a giugno e si dovrebbe partire dalla stagione 2025-2026. L’idea è quella di riequilibrare le entrate, con una serie di regole di ancoraggio verso i club più «poveri». Si potrà spendere un multiplo di quanto percepito dalla squadra che incassa meno dalle entrate per i diritti tv (si parla di un multiplo di 4,5). Ad oggi, l’incasso minore supera di poco le 100 milioni di sterline.
Ma la decisione più impattante è arrivata dall’Uefa all’interno della cornice delle nuove regole sul fair play finanziario. È prevista, infatti, una limitazione alla spesa per stipendi, trasferimenti e commissioni agli agenti, che non potrà superare il 70% dei ricavi a partire dalla stagione 2025-2026. Prevista un’entrata in vigore graduale: 90% per l’attuale stagione e 80% per il 2024-2025.

Dove non esiste

Ci sono, poi, paesi in cui il dibattito è in corso. Uno di questi è l’Italia: al Senato si stanno svolgendo una serie di audizioni per una proposta di riforma del calcio italiano e, tra i soggetti auditi, c’è stato anche il presidente della Lega serie A Lorenzo Casini. Tra le proposte avanzate da Casini anche l’introduzione di un salary cap. Un fenomeno simile, forse ancora più forte, sta avvenendo in Germania. «Soprattutto dopo il Covid, c’è parecchio fermento e si sta ragionando all’introduzione», spiega a ItaliaOggi Francesca Auci, avvocato esperto di diritto sportivo di Dcf sport legal. In Francia e in Olanda non esiste niente del genere e non pare che ci siano novità all’orizzonte. Anche in Grecia e in Portogallo, infine, non c’è il salary cap, ma negli ultimi anni si sono verificate una serie di particolarità. «In Portogallo, nel 2020, è stato introdotto il salary cap nella massima lega di calcio femminile», spiega ancora Auci, «cancellato dopo pochi mesi, viste anche le polemiche emerse. In Grecia, infine, solo da poco è stato riconosciuto il diritto a un salario minimo». Per il tetto ai salari massimi, insomma, ci sarà tempo.