Web e multinazionali, tasse coordinate
Web e multinazionali, tasse coordinate
Web tax e la tassa minima mondiale sulle multinazionali sono inseparabili. L’Unione europea vuole tenere insieme i due punti per spingere gli Stati Uniti a raggiungere un accordo, inderogabilmente entro la metà del 2021

di Matteo Rizzi 29/10/2020 07:10

Web tax e la tassa minima mondiale sulle multinazionali sono inseparabili. L'Unione europea vuole tenere insieme i due punti per spingere gli Stati Uniti a raggiungere un accordo, inderogabilmente entro la metà del 2021. E la proposta definitiva di web tax Ue arriverà a giugno. E no, Bruxelles non farà più da sola come aveva più volte annunciato: si vuole mantenere un approccio attento per raggiungere un accordo a livello Ocse. Sono alcuni dei punti emersi ieri in audizione alla sottocommissione fiscale del parlamento Ue in cui sono intervenuti Benjamin Angel, direttore fiscale della Commissione europea, e Pascal Saint-Amans, direttore fiscale dell'Ocse. La tassa minima mondiale non richiede unanimità. Il secondo pilastro della riforma Ocse non ha bisogno di consenso a livello multilaterale, ha ricordato Pascal Saint-Amans. Il secondo pilastro è una Gilti (la tassa sui redditi esteri Usa delle multinazionali) che esiste già. E Saint-Amans ha ricordato agli eurodeputati il motivo per cui non si è potuto «chiudere a sé» i giganti della tecnologia in questa riforma: gli Stati Uniti non potranno mai accettare una ipotesi in cui perdono solo entrate e per di più in un momento in cui l'intera economia ha accelerato il suo processo di digitalizzazione. Il direttore fiscale dell'Ue si è concentrato molto sulla posizione negoziale Ue-Usa: il primo e il secondo pilastro della riforma Ocse sono un pacchetto per ragioni strategiche. Secondo Angel, infatti, nessuna amministrazione statunitense giungerebbe a un accordo sul solo primo pilastro.

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