Upb stima il Pil 2020 a -10,4%, debito al 160%, rischi da nuovo lockdown
Upb stima il Pil 2020 a -10,4%, debito al 160%, rischi da nuovo lockdown
Le pprevisioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio che mette in evidenza come la recessione è stata decisamente attenuata dalla politica di bilancio, che avrebbe sostenuto il Pil per circa 2,5 punti percentuali

05/08/2020 12:52

Dopo un primo trimestre in decisa flessione (-5,4% in termini congiunturali), il Pil mostra una contrazione piú che doppia nel secondo trimestre. Il terzo trimestre segna una svolta che potrebbe portare il Pil a un calo del 10,4% nel 2020, a fronte di una variazione acquisita del -14,3%. E' quanto si legge nelle previsioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio che mette in evidenza come "la recessione è stata decisamente attenuata dalla politica di bilancio, che avrebbe sostenuto il Pil per circa 2,5 punti percentuali". Nel 2021, l'attivitá economica dovrebbe risultare in recupero, beneficiando soprattutto del trascinamento statistico del secondo semestre di quest'anno. L'incremento del Pil, del 5,6%, "non sarebbe tuttavia sufficiente a riportare i livelli produttivi su valori prossimi a quelli registrati prima dell'inizio della pandemia. Il livello del prodotto sarebbe inferiore a quello del 2019 per circa cinque punti percentuali (anche in termini nominali). Il quadro macro e gli interventi per contrastare l'emergenza, comprensivi dell'ultimo scostamento da 25 mld richiesto dal governo, determineranno un notevole peggioramento dei conti pubblici per l'anno in corso per poi rientrare in parte nel 2021. L'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche dopo l'1,6% del Pil registrato nel 2019 si collocherebbe intorno al 13%, per poi quasi dimezzarsi nel prossimo anno. Il rapporto tra il debito pubblico e il Pil, dopo la stabilizzazione ottenuta nel 2019 al 134,8%, dovrebbe superare il 160% nel 2020, per poi ridursi leggermente nel 2021 grazie al ritorno alla crescita del prodotto, ma rimanendo comunque al di sopra del 160% del Pil.

Rischi al rialzo e al ribasso della previsione di finanza pubblica appaiono ugualmente probabili: i primi legati all'andamento dell'economia e a talune operazioni finanziare, i secondi connessi con possibili risparmi rispetto a quanto indicato nelle relazioni tecniche dei decreti giá attuati, come nel caso delle minori anticipazioni richieste dalle amministrazioni locali per il pagamento dei debiti pregressi e del minore ricorso alla cassa integrazione.

Rischi al ribasso gravano anche sul Pil legati a un'eventuale seconda ondata di contagi che porti a un nuovo lockdown. Il quadro di previsione, precisa l'Upb, "sottende una ripresa graduale ma definitiva dell'attivitá economica, escludendo quindi l'eventualitá di una seconda ondata di contagi che renda necessari nuovi provvedimenti restrittivi alla mobilitá". Le stime scontano inoltre "la piena efficacia delle misure espansive di politica economica e di quelle di politica monetaria nel contenere i rendimenti del debito sovrano e sostenere la liquiditá di imprese e il reddito disponibile delle famiglie". L'eventuale venire meno di una di tali condizioni, mette in evidenza l'Ufficio parlamentare di bilancio, comporterebbe "non trascurabili rischi al ribasso sullo scenario
previsivo". Lo scenario di medio termine appare circondato da "un'incertezza straordinariamente elevata, con rischi prevalentemente orientati al
ribasso sia sul quadro internazionale sia sugli equilibri finanziari". Secondo l'Upb, "non si può escludere un ulteriore indebolimento del contesto internazionale connesso alla diffusione dei contagi in corso". Inoltre, anche quando il virus sará controllato e l'economia mondiale si riporterá su un sentiero di crescita stabile, "eventuali sfasamenti tra le fasi cicliche dei diversi paesi europei potrebbero interagire con la normalizzazione della politica economica, incidendo sui premi per il rischio sovrano richiesti alle economie per le quali il recupero è piú lento. Se questa eventualitá riguardasse l'Italia, caratterizzata da uno stock di debito pubblico ulteriormente accresciuto dalla crisi, le tensioni finanziarie potrebbero riflettersi in un repentino peggioramento delle attese di crescita".