Panama papers ma made in Italy. La Guardia di finanza sta passando al setaccio i nomi di circa 518 connazionali, clienti della piattaforma Payopm facente capo a un avvocato italiano residente a Panama specializzato nella costituzione di società offshore. Nel documento, di cui ItaliaOggi è entrata in possesso, si analizzano non solo i profili dei clienti ma anche il funzionamento della piattaforma Payopm giungendo alla conclusione che la struttura, permettendo l'apertura di posizioni parabancarie on line può ritenersi un efficace sistema per porre in essere condotte finalizzate a sottrarre a imposizione materia imponibile, in altre parole lo spostamento di flussi finanziari in circuiti esteri anche di tipo offshore.
La lista. Il punto d'avvio delle indagini è un esposto denuncia di un soggetto a cui l'avvocato italo panamense avrebbe fornito un data base di circa 4.500 nominativi, con l'incarico di contattare i possibili clienti interessati a trasferire all'estero somme derivanti da evasione fiscale. Da lì il lavoro della Guardia di finanza di analisi dei nominativi, presenti nel data base è partito dalle cosiddette fonti aperte, verificando sia il sito di Payopm, pubblicizzato come un e-wallet, portale, portafoglio elettronico che consente ai propri clienti di inviare e ricevere denaro in modo anonimo. Inoltre la ricerca è continuata sulle fonti aperte del professionista che si presenta sul web come specialista della pianificazione fiscale, ideatore anche di un sito attraverso il quale offre supporto a tutti gli italiani che desiderano trasferirsi a Panama o a tutti coloro che vogliono investire in strutture offshore.
L'indagine della Gdf si inquadra, si legge nel documento, «tra le iniziative dirette prioritariamente a contrastare concrete e circoscritte violazioni fiscali, individuate attraverso la sistematica valorizzazione del patrimonio informativo a disposizione del corpo mediante la consultazione delle banche dati in uso». Così è stata ricostruita la lista dei profili da controllare, analizzando chi, tra i soggetti presenti nella banca dati consegnata alle Fiamme Gialle, fosse innanzitutto italiano, chi non avesse aderito al programma di collaborazione volontaria (voluntary disclosure) o titolare di partita Iva, nonché avesse compilato o meno il quadro Rw. Il risultato dello screening è che, ad esempio, 42 di questi nomi sono gravati da precedenti penali, uno soltanto ha aderito alla voluntary disclosure bis, 34 hanno presentato anomalie riconducibili a fenomeni di esterovestizione personale, 259 hanno cariche in società residenti, 147 presenti come possessori di partecipazioni in compagini societarie nazionali o di diritto straniero.
Inoltre, per questi soggetti, sono stati monitorati i periodi di imposta dal 2014 al 2017 per verificare movimenti di capitale da o verso l'estero, la compilazione del quadro rw (almeno per un'annualità), la titolarità di partita Iva ma senza aver presentato la dichiarazione e infine la presenza o meno dei nomi nelle banche dati per le segnalazioni di operazioni sospette in tema di riciclaggio.
Il sito. Ai raggi X della Guardia di finanza anche le movimentazioni possibili sul sito Payopm.com. I sistemi di transazione monetaria sono differenti a seconda del tipo di valuta che si desidera trasferire. «L'indagine effettuata farebbe supporre», si legge nella nota della Gdf, «che la Opm security corporation, allo scopo di permettere la canalizzazione delle movimentazioni finanziarie sul conto Payopm, si avvarrebbe dei cd conti di appoggio, dislocati in diversi paesi esteri, ovvero la possibilità di utilizzare il sistema di rimessa in contanti nonché dell'utilizzo dei cd servizi di money transfer». La piattaforma consente anche l'utilizzo dei pagamenti in criptovaluta.
Il documento delle fiamme gialle conclude evidenziando che la piattaforma «consentendo ovvero agevolando la possibilità di poter frazionare le operazioni finanziarie anche mediante rimessa di denaro contante si ritiene possa essere un efficace sistema per porre in essere eventuali condotte finalizzate a sottrarre ad imposizione materia imponibile o alla commissione di altre attività illecite».
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