Sempre più aggresiva la politica dell'amministrazione guidata da Donald Trump nei confronti dei migranti di qualsiasi nazionalità. Secondo fonti citate dal New York Times, le autorità che presidiano i confini Usa hanno avviato un programma di espulsioni in Messico di bambini immigrati negli Stati Uniti da qualsiasi paese, in violazione di un accordo diplomatico con lo Stato confinante e con un intervento ai limiti della legislazione sull'immigrazione e delle leggi sul welfare per i bambini.
Le espulsioni hanno preso le mosse dall'aggressiva politica di chiusura dei confini che secondo l'amministrazione Trump è necessaria per prevenire il dilagare del coronavirus negli stati Uniti. Ma la decisione è in palese conflitto con i termini dell'accordo sottoscritto con il Messico, secondo il quale soltanto i bambini messicani e quelli di altra nazionalità accompagnati da adulti possono essere respinti in Messico dopo avere tentato di di attraversare il confine.
Le espulsioni mettono in pericolo i minori giunti negli Usa da paesi come Guatemala, Honduras and El Salvador, che rischiano di essere espulsi senza essere accompagnati da adulti in un paese nel quale non hanno connessioni familiari. La maggior parte di loro, almeno in un primo momento, è stata affidata alle cure delle autorità messicane per la tutela dei minori, che sorvegliano sull'assistenza e la protezione offerte da organizzazioni religiose e altri gruppi privati.
Le espulsioni, più di 200 negli ultimi 8 mesi, riflettono il modo casuale e improvvisato con il quale sono state introdotte molte delle più aggressive politiche di immigrazione dell'amministrazione Trump. In molti casi, queste politiche hanno avuto l'effetto di far rimbalzare i minori da una agenzia governativa statunitense all'altra e adesso tra governi di paesi dei quali non sono originari. Sono anni, ormai, che la gestione dell'amministrazione Trump riguardo ai minori figli di migranti ha provocato la separazione tra genitori e figli, per di più impossibilitati a raggiungersi.