Sovranità alimentare, Lollobrigida: si raggiunge con risorse su asset strategici
Sovranità alimentare, Lollobrigida: si raggiunge con risorse su asset strategici
il ministro dell'Agricoltura a un evento Coldiretti: si deve ragionare con una valutazione chiara su quali sono i soggetti principali, i produttori

24/11/2022 11:01

"La sovranitá alimentare si raggiunge impiantando risorse su settori strategici della nostra nazione, si deve ragionare con una valutazione chiara su quali sono i soggetti principali, i produttori". Lo ha detto il ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, a un evento Coldiretti, aggiungendo che "a loro va dato sostegno e la possibilità di lavorare con dignità con rispetto dei diritti e la possibilitá anche di una economia agricola sostenibile della quale l'Italia è un esempio". La guerra, ha spiegato, ha fatto capire quanto sia importante per un Paese essere indipendente anche dal punto di vista agroalimentare, "questo vuol dire sovranità, non autarchia". Durante il Forum, Coldiretti ha presentato un rapporto sui consumi di cibo degli italiani, alla luce dei rincari delle bollette e dell'impennata dell'inflazione. L'aumento dei prezzi ha cambiato le abitudini a tavola: un italiano su due (52%) ha tagliato il cibo a tavola in quantità o in qualità, con un effetto dirompente che grava soprattutto sulle famiglie a basso reddito. Con l'inflazione che ha colpito duramente i prezzi dei beni alimentari al consumo, il 47% degli italiani è stato costretto a tagliare le quantitá di cibo acquistato. Se si considera la fascia di popolazione a basso reddito, la percentuale sale addirittura al 60%, mentre per i redditi alti si scende al 24%. Accanto a chi è stato costretto a mettere meno cibo nel carrello per far quadrare i bilanci familiari, c'è poi un 37% di italiani che ha preferito risparmiare sulla qualitá (il 46% nel caso dei bassi redditi, ma appena il 22% per quelli alti). Le rinunce sono "socialmente" differenziate secondo una logica di "food social gap" con gli adulti e i giovani che tagliano molto più degli anziani, e i bassi redditi piú che i benestanti. Peraltro, oltre sei italiani su dieci tra coloro che tagliano gli acquisti sono convinti che questa situazione durerá almeno per tutto il 2023. Nella classifica dei prodotti piú colpiti dalla scure dei consumatori ci sono al primo posto gli alcolici ai quali sono stati costretti a dire addio, del tutto o anche solo parzialmente, il 44% degli italiani. Al secondo posto i dolci che vengono tagliati in quantità dal 44%, mentre al terzo ci sono i salumi ai quali ha rinunciato il 38,7% dei cittadini, subito davanti al pesce (38%) e alla carne (37%). Ma il carovita porta addirittura a ridurre gli acquisti di alimenti per bambini, con il 31% di persone che ne acquista di meno. In situazione di difficoltà i meno colpiti sono alcuni prodotti base della dieta mediterranea come frutta (tagliata del 16% dei consumatori), verdura (dal 12%) e pasta (dall'11%). "Le difficoltà delle famiglie si trasferiscono direttamente sulle imprese dove l'aumento dei costi di produzione colpisce duramente l'intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell'attivitá, ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari", afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini. E' necessario intervenire "subito per contenere i costi di produzione con misure immediate per salvare le aziende agricole e la spesa degli italiani", conclude.