Sigarette, aumenti in arrivo tra i 21 e 36 cent. I produttori: filiera tabacco a rischio
Sigarette, aumenti in arrivo tra i 21 e 36 cent. I produttori: filiera tabacco a rischio
Contro gli aumenti, contenuti nella manovra di bilancio che, all’art. 28 prevede una riforma fiscale strutturale in materia di accisa sui tabacchi lavorati e sui prodotti succedanei dei prodotti da fumo, si schierano i produttori, sia le multinazionali (Bat Italia) che i piccoli (ItalTab), che definiscono il provvedimento anticoncorrenziale, insostenibile e non condivisibile, nel metodo e nel merito

28/11/2022 16:12

Sigarette, rincari in arrivo con la manovra. I ritocchi andranno, a seconda della fascia di prezzo del pacchetto, fra 21 e 36 centesimi. Contro gli aumenti, contenuti nella manovra di bilancio che, all’art. 28 prevede una riforma fiscale strutturale in materia di accisa sui tabacchi lavorati e sui prodotti succedanei dei prodotti da fumo, si schierano i produttori, sia le multinazionali che i piccoli, che definiscono il provvedimento anticoncorrenziale, insostenibile e non condivisibile, nel metodo e nel merito.

"Non è condivisibile l’intento di ridurre l’incremento di incidenza fiscale sul segmento del tabacco riscaldato previsto dalla norma vigente, che produrrà, a volumi costanti, un maggior gettito erariale di oltre 100 milioni di euro nel solo 2023, senza necessità di alcun ulteriore intervento normativo, passando dall’attuale 35% al 40% dell’incidenza fiscale sulle sigarette a decorrere dal 1° gennaio 2023", si legge in una nota di Bat Italia, società che ha tra i suoi marchi di sigarette Rothmans, Lucky Strike, Dunhill e MS. "Al contrario, sulla base dell’Iniziativa di Riforma Fiscale, questo incremento verrebbe rimodulato e frazionato in singoli incrementi dell’1,5% su base annua, così da arrivare progressivamente alla soglia del 40% solo nel 2026». Il paradosso, spiega Bat, è che "per compensare il mancato gettito di oltre 100 milioni, si introdurrebbe una riforma fiscale strutturale delle tradizionali sigarette gravemente distorsiva della concorrenza, incrementando il peso fiscale in maniera differente a seconda della fascia di prezzo del prodotto. Per esempio, su un pacchetto da 6€ l’incremento 2023 sarebbe pari a 0,21€, mentre su un pacchetto da 5€ sarebbe di ben 0,36€ e pertanto, oltre che distorsivo della concorrenza, tale provvedimento inciderebbe sulla fascia di prodotto più diffusa sul mercato».

Polemici anche i piccoli produttori di ItalTab. "In un quadro generale sempre più contraddistinto dall’aumento dei costi di produzione dovuto alla complessa congiuntura economica e geopolitica, siamo estremamente preoccupati nell’apprendere che una riforma fiscale del settore che penalizza solo alcuni produttori e non tutti, dato che non tutte le fasce di prezzo sono impattate allo stesso modo, discriminerebbe senza dubbio la nostra filiera agricola a vantaggio di altre", spiegano in una nota i produttori del consorzio ItalTab, che conta circa 1000 addetti in Veneto e 6000 in Italia (soprattutto in Campania) raggruppati in 400 aziende, specializzate nella coltivazione del tabacco. "Sia le grandi aziende che investono nel paese sia le piccole realtà come la nostra hanno bisogno di certezze e non di un Governo appena insediato che premia alcuni a discapito di altri". "Siamo estremamente preoccupati per la situazione attuale. Al netto della complessa congiuntura economica che vede aumentare i costi di produzione a causa della crisi energetica, il rischio di una compressione dei volumi nelle vendite del tabacco a causa della riforma fiscale sarebbe la fine per questo settore in Italia", commenta Emanuele Torresani – Vice Presidente di Italtab. "Auspichiamo misure condivise da tutte la filiera al fine di evitare squilibri competitivi che possano mettere a repentaglio la sopravvivenza del settore. Non è giusto penalizzare la nostra filiera a vantaggio di altre"
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