Scostamento di bilancio, oggi il voto. Il centrodestra detta le condizioni
Scostamento di bilancio, oggi il voto. Il centrodestra detta le condizioni
Lettera di Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega al presidente del consiglio: decideremo in base alla disponibilitá ad accogliere alcune proposte che consideriamo imprescindibili

29/07/2020 10:27

Nuovo test sulla tenuta della maggioranza: è previsto per oggi il voto in Parlamento sul nuovo scostamento di bilancio da 25 miliardi, fondamentali per rifinanziare sussidi e cassa integrazione. Una nuova prova per l'esecutivo e soprattutto per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al centro delle polemiche per aver deciso di gestire le decisioni sulla destinazione delle risorse sul Recovery Fund e aver prorogato lo stato di emergenza fino al prossimo 15 ottobre. Lo schieramento che sostiene il governo supererá l'esame solo se raggiungerá la maggioranza assoluta dei componenti in entrambe le Camere, come previsto l'articolo 81 della Costituzione. Alla Camera non dovrebbe sorgere alcun problema: Pd, 5Stelle, Leu e Italia viva dovrebbero oltrepassare agilmente il quorum richiesta. Qualche dubbio resta sul Senato: a Palazzo Madama la maggioranza di governo si ferma a quota 153. Il governo ha dunque bisogno di altri sostegni per arrivare alla maggioranza assoluta che in Senato è pari a 160, essendo scomparso a giugno Stefano Bertacco di Fratelli d'Italia. L'esecutivo conta su circa 168 senatori perchè ai 153 si possono sommare 6 parlamentari dal gruppo Per le Autonomie - dove ci sono Pier Ferdinando Casini, Gianclaudio Bressa e gli eletti dell'Svp - e altri del Misto, qui ci sono i due dal Maie, l'indipendente di sinistra Sandro Ruotolo e alcuni ex cinquestelle. Nei precedenti scostamenti di bilancio il problema dei numeri non si era posto perchè Lega, Forza Italia e
Fratelli d'Italia avevano dato il via libera pressati dall'emergenza. Questa volta il contesto è diverso. Fino a pochi giorni fa il sostegno di Silvio Berlusconi e del suo partito era stato dato per scontato. Ma qualcosa giá ieri pomeriggio è cambiato. E stamattina, sul Sole 24 ore, i tre leader del centrodestra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni hanno scritto una lettera aperta al premier per dire basta ai finanziamenti a pioggia, realizzati con nuovo deficit, e spingere sulle riforme. Per due volte, hanno sottolineato, "abbiamo reso possibile, con il nostro voto determinante, lo scostamento di bilancio: una misura molto grave perchè significa nuovi debiti a carico delle future generazioni, ma anche una misura necessaria per non togliere liquiditá al sistema produttivo in un momento drammatico". Sul nuovo scostamento, hanno precisato, "decideremo in base alla disponibilitá ad accogliere alcune
proposte che consideriamo imprescindibili, per restituire una speranza alle categorie economiche in difficoltá". "Fisco, lavoro e giustizia sociale: questo ci aspettiamo oggi dal premier in Parlamento", hanno chiesto i leader dell'opposizione ricordando di aver assicurato, "in questi mesi difficili" un atteggiamento di "responsabile lealtá istituzionale. Lo abbiamo fatto per senso del dovere verso la Nazione, che è per noi il valore supremo, non
certo per esprimere un consenso alle politiche di un governo del quale non condividiamo nulla, nè gli obbiettivi nè i metodi e i comportamenti".

Per votare il nuovo scostamento di bilancio, il centrodestra vuole un'apertura al dialogo da palazzo Chigi. Sul fisco "riteniamo necessario che si intervenga con almeno due linee di azione: l'esenzione - per gli esercenti attivitá di impresa, arte o professione soggetti agli indici sintetici di affidabilitá- dal versamento del secondo acconto Irpef/Ires per l'anno 2020; la riduzione del 30% dei coefficienti di calcolo Imu, l'esenzione della predetta imposta per i comuni con una popolazione inferiore ai 3.000 abitanti e per gli immobili commerciali e produttivi sfitti rientranti nella categoria C.

Sul lavoro, chiedono che si intervenga anche con misure che premino gli imprenditori che mantengono i livelli occupazionali con una riduzione del
50% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro per le aziende colpite dalla crisi che non riducono il numero di occupati; sospensione del decreto Dignitá e reintroduzione dei voucher per tutti i settori, compresi i voucher familiari, almeno per tutto l'anno 2020.