Pnrr, amministrazioni in difficoltà a spendere i fondi
Pnrr, amministrazioni in difficoltà a spendere i fondi
L’attuazione del Pnrr procede spedita ma le amministrazioni titolari degli interventi fanno fatica a spendere la mole di risorse proveniente dall’Ue

di di Francesco Cerisano 09/08/2022 08:06

L'attuazione del Pnrr procede spedita ma le amministrazioni titolari degli interventi fanno fatica a spendere i fondi provenienti dall'Ue, segno che “la maggiore disponibilità di risorse non appare di per sé sufficiente ad assicurare che vengano prontamente raggiunte le finalità ultime dell'intervento, in mancanza di interventi complementari sul funzionamento delle strutture destinate ad erogare i servizi alla cittadinanza”. Di qui la necessità di rafforzare la capacità amministrativa degli enti e migliorare l'assistenza tecnica e il supporto agli uffici. Tema questo particolarmente delicato perché le attività di preparazione, monitoraggio, controllo e audit così come gli studi, le analisi e il supporto amministrativo alle strutture operative, non sono interventi finanziabili con le risorse del Pnrr.

Ma i tempi ristretti dettati dall'Europa non ammettono rallentamenti e per questo è necessario attivare rapidamente “apposite task force centrali ma anche territoriali” di esperti che possano dedicarsi al supporto tecnico specialistico degli operatori.

Lo ha evidenziato la Corte conti nella prima relazione semestrale del 2022 sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il report, approvato, con Delibera n. 47/2022/G, dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato, ha riportato gli esiti delle analisi svolte su un campione di 31 su 45 degli interventi ricompresi nel Pnrr per il primo semestre 2022.

La relazione, messa a punto dal presidente della sezione controllo, Mauro Orefice, ha certificato come le amministrazioni centrali dello Stato abbiano reagito positivamente al primo impatto con il Pnrr, “con il conseguimento pressoché totale degli obiettivi previsti dal Piano anche se l'attenzione sulla sua esecuzione resta particolarmente elevata e il giudizio complessivo sul 2022 potrà delinearsi solo a fine anno”. Rispetto alle previsioni iniziali, sono infatti sorti elementi di incertezza legati al rincaro delle materie prime e dei costi di elettricità e gas che stanno avendo “conseguenze dirette sull'attuazione del Pnrr perché destinate ad influenzare il rialzo dei costi di realizzazione di progetti stimati più bassi quando il piano è stato scritto ed approvato dall'Ue”.

Tale stato di cose si unisce alla necessità di accelerare la capacità di spesa delle nostre amministrazioni per finanziare i progetti previsti dal piano, tenuto conto che le ultime stime elaborate dell'Ufficio parlamentare di bilancio evidenziano come nel 2021 ci sia stata una realizzazione degli interventi del Pnrr inferiore a quanto ipotizzato, con una spesa pari al 37,2 per cento di quanto preventivato.Nel primo semestre 2022, il Pnrr ha previsto il conseguimento di 45 interventi, di cui 15 riforme e 30 investimenti. Per la quasi totalità degli interventi (44) il Piano prevede il raggiungimento di milestone (ossia traguardi intermedi quali adozione di norme, conclusione di accordi, aggiudicazione di appalti, avvio di sistemi informativi, etc.), mentre l'unico target (obiettivo finale) atteso riguarda l'assunzione di personale nell'Ufficio per il Processo (settore giustizia).

Le criticità evidenziate

Oltre al caro materiali e al caro energia, la Corte ha sottolineato “il permanere di difficoltà notevoli nella capacità di spesa delle singole amministrazioni, a dimostrazione del fatto che una maggiore disponibilità ed un maggior impiego di risorse non corrispondono automaticamente a reali capacità di sviluppo”. Un dato, questo, che dovrà essere monitorato costantemente “indipendentemente dal fatto formale del raggiungimento o meno dei milestones e dei targets previsti dal Piano”. La Corte ha poi ammesso la necessità di “adeguare i prezzi delle nuove gare ai valori di mercato compensando le imprese per gli aumenti”.

In cosa bisogna migliorare

La Corte, come detto, ritiene necessario rafforzare le strutture amministrative degli enti coinvolti nei progetti del Pnrr. Come? Innanzitutto attraverso il reclutamento di esperti “con la conseguente necessità di una pronta comunicazione alla Corte dei conti della entità numerica, delle competenze specialistiche e dei costi delle nuove risorse umane”.

E' stata inoltre sottolineata l'importanza di un'attenta gestione dei bandi da parte delle amministrazioni che “rispetti i criteri di ragionevolezza nella fissazione dei termini al fine di evitare possibili contenziosi che potrebbero impedire la realizzazione degli obiettivi previsti”. Ma soprattutto è necessario migliorare in assistenza tecnica, visto che le azioni di supporto finalizzate a garantire lo svolgimento delle attività richieste nel processo di attuazione complessiva del Pnrr (attività di preparazione, monitoraggio, controllo, audit e valutazione e in particolare studi, analisi, attività di supporto amministrativo alle strutture operative, azioni di informazione e comunicazione, consultazione degli stakeholders, spese legate a risorse informatiche destinate all'elaborazione e allo scambio delle informazioni) non sono attività finanziabili con le risorse del Pnrr.

A tale carenza si è cercato di porre rimedio attraverso “Capacity Italy” (nuovo portale entrato in esercizio alla fine del mese di giugno 2022, promosso dalla Presidenza del consiglio dei ministri, dal Ministero dell'economia e delle finanze, dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dal Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie, e realizzato con il supporto tecnico e operativo di Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e Mediocredito Centrale) che assicurerà le necessarie competenze tecniche e una task force di 550 esperti in tutte le discipline chiave per sostenere la partecipazione attiva in particolare degli enti locali.

Ma cosa accadrà dopo il 2026, quando bisognerà far funzionare le infrastrutture realizzate grazie al Pnrr con le risorse correnti? “Alla conclusione del Piano”, conclude la Corte, “per governare il ritorno a una gestione ordinaria priva delle attuali, ma momentanee, disponibilità legate alle risorse europee, sarà fondamentale garantire la stabilizzazione dei flussi finanziari destinati alle amministrazioni, anche per evitare la messa in sofferenza delle imprese che hanno tarato organizzazione e strategie aziendali sull'attuale entità degli stimoli economici e finanziari”.

Il testo del documento su www.italiaoggi.it/documenti-italiaoggi