Le banche possono detenere criptovalute
Le banche possono detenere criptovalute
E quindi gestire portafogli per conto dei propri clienti. Lo ha stabilito l’autorità di vigilanza del settore bancario degli Stati Uniti il 22 luglio scorso

di Fabrizio Vedana 30/07/2020 08:08

Le banche possono detenere criptovalute e quindi gestire portafogli per conto dei propri clienti. Lo ha stabilito l'autorità di vigilanza del settore bancario degli Stati Uniti il 22 luglio scorso. Non è chiaro come mai, proprio ora, l'Office of the Comptroller of the Currency (una agenzia del Ministero del Tesoro americano) abbia scritto questa lettera; di certo la sua pubblicazione sarà foriera di significativi mutamenti nel settore delle criptovalute. L'Autorità americana riconosce, in sostanza, che i mercati finanziari stanno diventando sempre più “tecnologici” ed i fornitori di servizi hanno la necessità di allinearsi con il mercato. Fino a ieri la custodia e la gestione di bitcoin era un'attività riservata ad aziende specializzate (i cosiddetti e-wallet), ma ora, alla luce di questo provvedimento dell'OCC americano qualsiasi società finanziaria, o meglio bancaria (statunitense), che fornisce servizi di custodia potrà proporsi come fornitore di servizi di deposito di criptovalute. Nel citato documento si precisa poi che gli acquirenti di bitcoin potranno utilizzare depositi regolamentati per assicurarsi di non “perdere le loro chiavi private e quindi l'accesso ai loro fondi”, equiparando di fatto il deposito delle chiavi di accesso ai bitcoin ad un deposito titoli o al deposito di un bene fisico in una cassetta di sicurezza. La lettera costituisce una svolta fondamentale prima di tutto per il mondo bancario, perché mette ordine in un settore nel quale fino a ieri vi era incertezza normativa, a causa della quale le principali banche avevano evitato investimenti in bitcoin o l'offerta di servizi connessi agli stessi. Bisogna inoltre ricordare che negli Usa i grandi fondi di investimento, compresi i fondi pensione, per statuto sono obbligati ad investire, o comunque ad operare solamente con banche autorizzate a livello federale, e ciò costituiva di fatto un divieto a detenere criptovalute. Il risultato di questa lettera è che tutti questi istituti finanziari da oggi hanno di fatto un via libera ad operare in bitcoin. L'Occ ora riconosce l'esistenza delle criptovalute ed il loro ruolo nei servizi che possono erogare le banche, assegnando loro l'autorevolezza che potrebbe avere una qualunque altra valuta o qualunque altro bene indipendentemente che sia da investimento oppure no. In secondo luogo, conseguenza del primo, mette a tacere illazioni e accuse sulle criptovalute in questi anni diffuse negli Stati Uniti (e non solo) da personaggi come ad esempio Warren Buffet. I probabili ulteriori effetti che potranno derivare da questa importante decisione sono, da un lato, una sorta di “ufficializzazione” delle criptovalute e dall'altro un aumento degli scambi giornalieri ed una minore volatilità con conseguente stabilizzazione del valore nel mercato dei cambi.

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