Istat, sopravvivenza a rischio per il 38,8% delle imprese
Istat, sopravvivenza a rischio per il 38,8% delle imprese
Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica: l'impatto della crisi sulle imprese è stato di intensitá e rapiditá straordinarie

27/07/2020 19:13

"L'impatto della crisi sulle imprese è stato di intensitá e rapiditá straordinarie, determinando seri rischi per la sopravvivenza: il 38,8% delle imprese italiane (pari al 28,8% dell'occupazione, circa 3,6 milioni di addetti, e al 22,5% del valore aggiunto, circa 165 miliardi di euro) ha denunciato l'esistenza di fattori economici e organizzativi che ne mettono a rischio la sopravvivenza nel corso dell'anno". Lo ha affermato Roberto Monducci, direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell'Istat, nel corso di un'audizione presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato, aggiungendo che "la presenza sui mercati internazionali si associa a minore vulnerabilitá, soprattutto per le imprese di maggiore dimensione: il 28,5% di esportatori prevede gravi rischi per l'attivitá nel breve periodo; una quota che scende al 27% nel caso di unitá a elevata propensione all'export o che vendono su piú
mercati, al 21% nel caso di chi esporta nell'Ue e nell'extra-Ue, fino al 15,5% nel caso delle imprese esportatrici appartenenti a un gruppo multinazionale estero". "La prospettiva di chiusura dell'attivitá - ha proseguito - è determinata prevalentemente dall'elevata caduta di fatturato (oltre il 50% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019) che ha riguardato il 74% delle imprese e dal lockdown (59,7% delle imprese). I vincoli di liquiditá (62,6% delle unitá a rischio chiusura) e la contrazione della domanda (54,4%) costituiscono i principali fattori che hanno inciso sul deterioramento delle condizioni di operativitá delle imprese, mentre i vincoli di approvvigionamento dal lato dell'offerta hanno rappresentato un vincolo piú contenuto (23%). Rispetto alla performance, il rischio operativo coinvolge il 63,2% del segmento di imprese caratterizzato da una elevata fragilitá (livelli limitati di produttivitá e alta
frammentazione; circa 250 mila imprese che occupano 1,2 milioni di addetti)".

Quanto all'impatto dell'economia sul mercato del lavoro, Monducci ha parlato della "riduzione di 124.000 occupati (-0,5%) a marzo, che è piú
che raddoppiata ad aprile (-274.000, -1,2%) ed è proseguita anche nel mese di maggio, seppur a ritmo meno sostenuto (-84.000, -0,4%). I
lavoratori che dichiarano di essere in cassa integrazione guadagni (Cig) nella settimana di intervista sono passati da meno di 50.000 a febbraio a
circa 1,2 milioni a marzo e a quasi 3,5 milioni ad aprile. In generale, la progressiva sospensione delle attivitá produttive ha determinato un
aumento senza precedenti degli occupati che non hanno lavorato nella settimana di intervista".

Monducci ha poi riferito che "la crisi sanitaria ha determinato un impatto violento sulle attivitá produttive del nostro Paese nei mesi di marzo e di aprile, mentre a partire da maggio è emerso un recupero, differenziato a livello settoriale e le cui prospettive immediate, in termini di intensitá della ripresa produttiva, sono necessariamente incerte". Il rimbalzo della produzione industriale a maggio, ha proseguito, "è un dato mese su mese, gli indicatori sono piuttosto vulnerabili ma sono significativi rispetto al recupero immediato che verrá verificato nei prossimi mesi. I dati sulla fatturazione elettronica sono preziosissimi per il monitoraggio dell'attivitá economica e gli ultimi dati ricevuti, facciamo riferimento a giugno, sono abbastanza confortanti sul
proseguimento del rebound". "L'impressione che abbiamo da un insieme di dati è che non si tratti soltanto di un rimbalzo, ma qualcosa di piú", ha aggiunto Monducci, sottolineando che si sta registrando "un fortissimo recupero di ordinativi soprattutto dall'interno: la domanda interna sembra quella che sta tenendo in piedi i livelli di attivitá economica".