Inps-Bankitalia: in cig il 40% dei lavoratori nel privato
Inps-Bankitalia: in cig il 40% dei lavoratori nel privato
Ogni lavoratore, in media, ha perso il 27,3% del proprio reddito lordo mensile

29/07/2020 11:02

Nei mesi di marzo e aprile oltre la metá delle imprese italiane ha fatto uso della Cig-Covid. La cassa integrazione ha riguardato quasi il 40% dei dipendenti del settore privato e ogni lavoratore, in media, ha perso il 27,3% del proprio reddito lordo mensile. È quanto emerge dallo studio "Le imprese e i lavoratori in cassa integrazione Covid nei mesi di marzo e aprile", effettuato dalla Direzione Centrale Studi e Ricerche dell'Inps in collaborazione con la Banca d'Italia. Ogni impresa in Cig-Covid ha risparmiato circa 1.100 euro per dipendente presente in azienda (a prescindere dall'incidenza dei lavoratori in Cig). Tra le imprese piú piccole, che hanno utilizzato prevalentemente la Cig-Covid in deroga, l'importo medio risparmiato grazie alla riduzione dell'orario di lavoro è stato pari a 3.900 euro nel bimestre. Le imprese piú grandi del settore dei servizi, che hanno fruito dell'assegno ordinario Covid, hanno risparmiato in media quasi 24.000 euro. Per le imprese della manifattura, che ricorrono prevalentemente alla Cig ordinaria Covid, il risparmio è stato di circa 21.000 euro. In media, ogni lavoratore in Cig-Covid ha subito una riduzione oraria di 156 ore, il 90% dell'orario mensile di lavoro a tempo pieno (pari a 173 ore in marzo e aprile), perdendo, secondo le attuali stime, il 27,3% del proprio reddito lordo mensile.

L'utilizzo della Cig-Covid è risultato piú elevato nei settori con una dinamica piú sfavorevole dell'attivitá in seguito allo scoppio della pandemia. I settori con alta incidenza di attivitá definite "non essenziali", cioè sottoposte a lockdown in marzo e aprile, hanno fatto un ricorso piú generalizzato alla Cig-Covid e meno correlato ai cambiamenti dell'evoluzione ciclica determinati dalla crisi. Anche in settori in cui i livelli produttivi o il fatturato non sono diminuiti rispetto al periodo precedente la pandemia, l'utilizzo della Cig-Covid ha coinvolto una quota significativa di imprese (circa il 20% nella manifattura e il 30% nei servizi). La quota di imprese che ha fatto ricorso alla Cig-Covid è pari al 45% nel Nord Est, al 48% nel Nord Ovest, al 52% nel Centro e al 55% nel Mezzogiorno. Buona parte delle differenze tra macroaree è spiegata da eterogeneitá nelle caratteristiche delle imprese, con riferimento in modo particolare al settore di attivitá, relativamente piú sbilanciato nel Mezzogiorno a favore dei settori dell'alloggio e della ristorazione, delle costruzioni e del commercio al dettaglio non alimentare, che hanno maggiormente subito le conseguenze della crisi.

Per l'Unione Nazionale Consumatori si tratta di un "dato allarmante e preoccupante, visto che riguarda il 40% dei dipendenti del settore privato. Inoltre va considerato che giá nel primo trimestre 2020, secondo i dati Istat, il reddito disponibile lordo è sceso sul trimestre precedente dell'1,6% e che, di conseguenza, i consumi sono crollati del 6,4%. Una situazione giá grave, destinata inevitabilmente a peggiorare nel secondo trimestre". Lo afferma il presidente Massimiliano Dona, aggiungendo che "le misure di sostegno dei redditi adottate a partire dal Cura Italia, insomma, hanno certo consentito di contenere la caduta del redditi e del potere d'acquisto delle famiglie, ma non abbastanza. Bisogna ridare in fretta capacitá di spesa ai ceti medi e medio-bassi o la caduta dei consumi, e di conseguenza del Pil, avrá effetti disastrosi per il Paese".