Vietato parlare (male o bene) dell'Agenzia delle entrate su facebook. Vietato qualunque riferimento lavorativo sui social, tantomeno aprire blog che parlino di fisco o che in account privati si utilizzi come foto profilo il logo dell'Agenzia. Le Entrate dettano il bon ton ai propri dipendenti dedicando un paragrafo del nuovo codice di comportamento in consultazione a come essere dipendente dell'Agenzia e stare sui social network. Ovviamente vietata la navigazione su siti in orario di lavoro e dal computer aziendale. Inoltre, nel confermare le disposizioni in tema di conflitto di interesse reale o potenziale nei confronti dei dipendenti dell'Agenzia è richiesta la presentazione di una dichiarazione, con cadenza annuale, in cui si evidenzi l'assenza di situazioni considerate in conflitto. Lo prevede la bozza del Codice di comportamento dell'Agenzia, fino al 30 dicembre 2020 in consultazione pubblica per l'invio di proposte migliorative.
I social. Con riferimento ai mezzi social, l'art. 15 della bozza introduce il divieto di divulgare informazioni lavorative riservate, come la corrispondenza interna, informazioni di terze parti di cui si è a conoscenza, o su attività lavorative, servizi, progetti e documenti non ancora resi pubblici. È inoltre vietato aprire blog, pagine o altri canali a nome dell'Agenzia, così come trattare argomenti e notizie apprese in ambito lavorativo riferite all'attività istituzionale, nonché utilizzare il logo delle Entrate in account privati. Per quanto riguarda poi l'utilizzo dei sistemi informatici, il personale deve utilizzare le applicazioni e le apparecchiature a disposizione esclusivamente per motivi di ufficio, astenendosi dall'effettuare download di programmi e file di provenienza esterna sul computer dato in uso dall'Agenzia e dal trasferire all'esterno qualsiasi documentazione riservata.
Il conflitto di interessi. I dipendenti non possono esercitare consulenza fiscale e tributaria al di fuori della propria attività. Il personale non deve svolgere attività che possano incidere sull'adempimento corretto dei doveri d'ufficio e non deve esercitare, a favore di terzi, consulenza e assistenza in questioni di carattere fiscale, tributario o tecnico. Attività fiscali o tributarie proprie o tipiche di avvocati, commercialisti, ragionieri e periti commerciali, consulenti del lavoro e tributaristi risultano sempre incompatibili con lo status di dipendente dell'Agenzia. Ciò per non incidere sull'adempimento dei doveri d'ufficio, racchiusi nel Codice al fine di assicurare la prevenzione di fenomeni corruttivi e la qualità dei servizi resi. Vige, quindi, l'obbligo di astensione in situazioni di conflitto, nel caso, ad esempio, dell'adozione di decisioni che riguardano parenti entro il secondo grado, persone di frequentazione abituale, così come associazioni ed organizzazioni in cui il dipendente o affini abbiano interessi coinvolti. In tal caso, il dirigente affiderà la specifica attività ad un funzionario diverso oppure la avocherà a se stesso. L'aggiornamento del codice, previsto dal Piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza 2020-2022, ha dunque posto l'accento sulla previsione di regole per il dipendente e del ruolo assunto dal dirigente nella prevenzione di tale conflitto. Eventuali proposte di modifica alla bozza possono essere inviate, entro il 30 dicembre, all'indirizzo entrate.codicedicomportamento@agenziaentrate.it attraverso l'apposito modello reperibile sul sito dell'Agenzia e sull'intranet per i dipendenti.
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