I dipendenti pagano imposte doppie degli autonomi? Falso
I dipendenti pagano imposte doppie degli autonomi? Falso
I dipendenti non pagheranno il doppio o il triplo delle tasse dei lavoratori autonomi con lo stesso reddito. Questa narrativa è falsa (lo dimostrano i numeri). Ma è frutto di scarsa dimestichezza con il sistema tributario o, in molti casi, di malafede

di di Marino Longoni 05/12/2022 07:50

I dipendenti non pagheranno il doppio o il triplo delle tasse dei lavoratori autonomi con lo stesso reddito. Questa narrativa, che si è diffusa dopo la decisione di alzare il tetto massimo del regime forfettario fino a 85 mila euro, è falsa. In realtà anche con questo allargamento i lavoratori autonomi sopportano un carico fiscale complessivo (calcolando quindi anche i contributi previdenziali) superiore a quello dei dipendenti. Lo dimostrano i numeri. Non basta infatti prendere l’aliquota marginale più alta (43%) e confrontarla con l’aliquota del regime forfettario (15%), come fanno i fiscalisti de’ noartri (o quelli in mala fede). Per un calcolo il più preciso possibile è necessario almeno tener conto dell’aliquota media effettiva per ciascun livello di reddito, dei diversi regimi di versamento dei contributi e del Tfr. Così facendo, risulta, dai calcoli di ItaliaOggi, che il reddito finale disponibile per il contribuente (cioè quello che può concretamente utilizzare per le sue spese) è sempre superiore per un lavoratore dipendente rispetto a un autonomo a parità di reddito di partenza. Il divario è molto consistente sui redditi bassi (circa 13 mila euro per il primo contro 9.400 euro per il secondo, partendo da un reddito lordo di 15 mila euro per entrambi), si assottiglia fino quasi a scomparire man mano che il reddito si alza. A 66 mila euro (che corrisponde a un fatturato di 85 mila euro per un autonomo) la differenza, a favore del dipendente, è di circa 2 mila euro su 44.600 di reddito disponibile. Ma non c’è solo questo. Anche a livello previdenziale i dipendenti sono avvantaggiati. In tutti i casi esaminati, infatti, il livello di pensione maturata è sempre più alto per loro, anche se di poco: si passa infatti da una differenza di 35 euro per 15 mila euro di reddito a 155 euro per 66 mila euro dichiarati. Per correttezza bisogna evidenziare che i calcoli effettuati da ItaliaOggi non hanno potuto tener conto delle addizionali regionali e comunali, che variano a seconda del luogo di residenza, versate dal dipendente ma non dall’autonomo in regime forfettario. Il vantaggio è però ampiamente compensato, a favore del primo dall’importo dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (di cui nemmeno si è tenuto conto) e da alcuni istituti contrattuali, come il pagamento di periodi di ferie e malattia, disponibili per il dipendente ma non per l’autonomo.  

Sembrano quindi decisamente pretestuose le polemiche esplose in questi giorni che puntano ad accusare il governo di favorire in modo sfacciato i lavoratori autonomi. Frutto di scarsa dimestichezza con il sistema tributario o, in molti casi, di malafede. Il rischio è che, oltre ad alimentare una tediosa polemica politica tra categorie di lavoratori, si finisca per mettere in dubbio quella che è forse l’unica vera semplificazione del sistema tributario degli ultimi 30 anni. Oltre che, in fin dei conti, l’unico efficace strumento di lotta all’evasione: perché non c’è dubbio che aliquote spropositate finiscano per favorire l’evasione (anzi, in qualche modo, la presuppongono), mentre un livello di tassazione ragionevole fa venir meno l’interesse ad affrontare i rischi comunque connessi a un comportamento fiscale scorretto.