I-Com: industria dei media motore del pil Sud Europa
I-Com: industria dei media motore del pil Sud Europa
In Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, il settore dei media genera 77,48 miliardi di euro di prodotto interno lordo

03/12/2022 00:14

L'industria dei media contribuisce in modo fondamentale alla creazione del pil delle economie nazionali di Grecia, Italia, Portogallo e Spagna, con un apporto totale compreso tra l'1,9 e il 2,4% del prodotto interno lordo annuale di ciascun Paese. Lo si legge in uno studio realizzato da PromethEUs, la rete di think tank dell'Europa meridionale a cui appartiene anche l'italiano Istituto per la Competitività I-Com presieduto da Stefano da Empoli, che affronta l'impatto economico dell'industria dei media, le recenti tendenze in materia di libertà e pluralismo e gli effetti geopolitici e normativi dell'European media freedom act, la nuova regolamentazione del settore proposta dalla Commissione europea lo scorso 16 settembre.

Nello studio presentato al Parlamento Europeo, si legge che nei quattro Stati membri dell'Europa meridionale (oltre a Italia, Spagna Grecia e Portogallo), il settore dei media genera 77,48 miliardi di euro di pil, 1 milione e 39 mila posti di lavoro equivalenti a tempo pieno, 26,86 miliardi di euro in termini di entrate pubbliche e 55,33 miliardi di euro in termini di prodotto sociale. In Italia il settore vale 43,25 miliardi di euro per impatto sul prodotto interno lordo, 518.300 posti, 16,08 miliardi di euro di entrate erariali e 30,01 miliardi di prodotto sociale.

I quattro Stati ottengono però punteggi significativamente peggiori rispetto alla media Ue per quanto riguarda l'integrità dei media, la parzialità politica, la libertà di stampa e la fiducia nei media. Ciò che hanno in comune con la media europea è una percentuale molto bassa (13,5% contro 14%) di utenti che pagano per le notizie online. Un dato, questo, che per quanto riguarda l'Italia è pari al 13%.

«L'Emfa», ha detto da Empoli, coautore dello studio, «rappresenta un'importante pietra miliare per la conservazione e la promozione di servizi mediatici di qualità, rafforzando indipendenza e pluralismo in tutta Europa. Tuttavia, è necessario affrontare in modo adeguato questioni quali l'effettiva applicazione e una maggiore chiarezza sull'impatto della recente legislazione in settori correlati, come ad esempio la revisione della direttiva Avmsd (sui servizi di media audiovisivi, ndr), la direttiva sul diritto d'autore, il regolamento P2B (rapporto fra piattaforme online e imprese, ndr) e il pacchetto Dsa (Digital services act, ndr)».