Dieci studiosi accusano: si è perso tempo
Dieci studiosi accusano: si è perso tempo
La gestione del governo è stata un fallimento: dai tamponi alle terapie intensive, dai trasporti alla scuola, dal tracciamento dei contagiati all’assistenza medica domiciliare, dai Covid hotel ai vaccini antinfluenzali. I sacrifici degli italiani, reclusi per due mesi fra marzo e aprile, sono stati gettati alle ortiche

di di Alessandra Ricciardi 30/10/2020 07:15

È stata la Caporetto del governo. «Da maggio, fine della prima ondata, ad oggi non è stato fatto nulla di quello che serviva per evitare di ritrovarci di nuovo a combattere a mani nude contro il virus. E la responsabilità principale è del governo, che oltre ai suoi poteri in materia sanitaria ha anche quelli sostitutivi delle competenze delle regioni circa la tutela della salute». Così Giuseppe Valditara, giurista dell'università di Torino, coordinatore del think tank Lettera150, che insieme al sociologo Luca Ricolfi, lo storico Giovanni Orsina, il virologo Andrea Crisanti, e altri studiosi di varie discipline, ha lanciato un'operazione verità sugli errori fatti nella gestione dell'epidemia. «Si sono persi mesi preziosi cullandosi nell'illusione che il peggio fosse passato. E invece il peggio è tornato, abbiamo buttato alle ortiche i sacrifici degli italiani». Tamponi, vaccini antinfluenzali, ma anche trasporti , scuola e tracciamento, sono dieci i dossier su cui, dicono gli esperti, il governo doveva fare e non ha fatto o ha fatto poco.

Domanda. Perché imputate la principale responsabilità al governo?

Risposta. La Costituzione prevede che la competenza per il trattamento delle pandemie che hanno carattere internazionale sia esclusivamente del governo. E questa lo è. Al di là della profilassi internazionale, al governo spetta anche fissare linee guida di indirizzo e quindi di coordianemento in materia di tutela della salute e ha il potere/dovere di sostituirsi agli organi regionali e comunali per proteggere l'incolumità pubblica. E ricade sempre sul governo anche la responsabilità, questa volta esclusiva, in materia di coordinamento informativo, statistico e informatico dei dati dell'amministrazione statale, regionale e locale. Una epidemia non la si combatte efficacemente se i dati che la raccontano non sono messi a sistema e resi disponibili per l'analisi della comunità scientifica e le scelte dei decisori politici.

D. E dunque?

R. E dunque dai tamponi alle terapie intensive, dai trasporti alla scuola, dal tracciamento dei contagiati all'assistenza medica domiciliare, dai Covid hotel ai vaccini antinfluenzali la gestione del governo è stata un fallimento. C'erano cose che dovevano e potevano essere fatte e che non sono state fatte. I sacrifici degli italiani, reclusi per 2 mesi fra marzo e aprile, sono stati gettati alle ortiche. La curva dei contagi è ripartita e siamo di nuovo con gli ospedali allo stremo e le libertà dei singoli e degli imprenditori contingentate.

D. Eppure non siamo i peggiori in Europa, la Francia e la Spagna stanno andando male.

R. In Spagna i medici hanno denunciato il governo per le gravi inadempienze commesse nella lotta all'epidemia, e allora? Non sono i paesi peggiori che andavano presi a modello, ma i migliori. L'esperienza dei paesi dell'Asia orientale, ma anche di Australia e Nuova Zelanda, che hanno contenuto efficacemente l'epidemia, doveva essere di esempio.

D. Qual è il modello asiatico?

R. È basato su una strategia di contenimento preventivo, con l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, un programma aggressivo di tracciamento, strutture ad hoc per l'isolamento dei pazienti Covid, test di screening diffusi e mirati, impiego efficace dei dati. Ma non era neppure necessario andare troppo lontano, in Italia in questi mesi ci sono state decine di studi che indicavano in tempi utili al governo quello che stava accadendo e quello che andava fatto.

D. Parliamo della scuola. Per le superiori è già scattato il lockdown, alcune regioni stanno chiudendo proprio tutti i gradi di scuola nel tentativo di frenare i contagi. Passa il messaggio di una scuola insicura.

R. Si sapeva da maggio a cosa si andava incontro. Eppure alla ripresa di settembre la maggior parte delle scuole non è stata messa nelle condizioni di ridurre il numero di alunni per classe per mancanza di spazi e di docenti, né di garantire la misurazione della febbre. Non è nemmeno previsto l'obbligo delle mascherine chirurgiche in aula. I ragazzi arrivano a scuola ammassati sui bus, perché non è stata rafforzata la rete dei trasporti locali. Oltretutto la regola che impone di non superare l'80% della capienza massima non solo non è mai rispettata nelle ore di punta ma è del tutto inadeugata a garantire il distanziamento. Il che ha reso il trasporto pubblico ad alto rischio di contagio.

D. Sui trasporti non decidono le regioni e i comuni?

R. Il governo, innanzi a una situazione di alto rischio, aveva i poteri per intervenire. Andava previsto un finanziamento straordinario con tempistiche di utilizzo stringenti e un coordinamento nazionale di regioni e comuni. L'attuale codice appalti consente il ricorso a procedure di urgenza che avrebbero permesso in un mese l'acquisto o l'affitto di nuovi mezzi. Nel frattempo andava finanziata l'assunzione a tempo determinato dei conducenti necessari, di autisti disoccupati purtroppo ce ne sono tanti.

D. Nel documento chiedete che si rafforzi la capacità giornaliera del sistema di fare tamponi. Come?

R. Già a metà maggio uno studio dei professori Paolo Gasparini, dell'università di Trieste, e Francesco Curcio, dell'università di Udine, aveva dimostrato la necessità per evitare il riesplodere del virus di fare più tamponi cosi da isolare i focolai prima che divampino. Lo studio indicava le modalità e i fondi necessari per strutturare la raccolta e il processamento. Con una buona organizzazione dei centri si sarebbe potuti arrivare a oltre un milione di tamponi al giorno.

D. Accusate anche il governo di non aver fatto nulla per incentivare la medicina territoriale.

R. Lo ha detto Luigi Cavanna, primario di Piacenza e pioniere delle cure domiciliari, proprio sul vostro giornale e lo ha dimostrato nella pratica: i malati Covid vanno curati il più possibile a casa, non devono andare negli ospedali, non devono arrivare ad avere bisogno della rianimazione. Ma questo è fattibile innanzitutto investendo risorse e riorganizzando con precise direttive nazionali la medicina territoriale. La convenzione con i medici di base per fare tamponi nei loro studi è stata invece firmata solo in queste ore e non è ancora operativa.

D. Mettete all'indice il governo anche per i vaccini antinfluenzali. Non li comprano le regioni?

R. Essendo la vaccinazione influenzale quest'anno strategica, raccomandata dalle principali autorità sanitarie per evitare il sovrapporsi di sintomi tra influenza e Covid, doveva essere il governo centrale a garantirne l'acquisto e la distribuzione in tutte le regioni. Come si è fatto per mascherine e ventilatori. Oggi le dosi sono largamente insufficienti nella gran parte delle regioni. La maggior parte della popolazione resterà senza vaccino.

D. Cosa chiedete?

R. Serve un serio cronoprogramma del governo sulle misure necessarie che specifichi costi, strumenti, fasi di avanzamento, date di conclusione. Il rischio è che, dopo aver affrontato una seconda ondata, se non ci attrezziamo ora ne avremo una terza. E così fino a quando non arriverà il vaccino.

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