Covid, ora gli Usa vogliono  25 mila tra medici e infermieri stranieri
Covid, ora gli Usa vogliono 25 mila tra medici e infermieri stranieri
La stretta di Trump sui visti ha messo in difficoltà il sistema ospedaliero e sanitario, che ora preme sull'amministrazione Biden, che entrerà in carica il prossimo 20 gennaio, perché cambino le regole di ammissione di personale altamente qualificato nel territorio degli Stati Uniti

di Giampiero Di Santo 03/12/2020 18:42

Migliaia di medici e infermieri stranieri potrebbero essere utilizzati dagli Stati Uniti nelle zone del paese invase dal coronavirus già nei primi mesi di entrata in carica dell’amministrazione guidata da Joe Biden se l’industria della salute e i gruppi di pressione riusciranno  a ottenere cambiamenti nella politica di immigrazione e a eliminare le restrizioni introdotte dal presidente uscente Donald Trump su alcuni visti di ingresso nel paese. Secondo le stime, sono circa 10 mila i medici ammessi negli Usa sulla base di visti H-1B che stabiliscono restrizioni riguardo ai  luoghi dove è possibile lavorare. Questi medici potrebbero essere inoltre immediatamente espulsi dal paese nel caso in cui cadano ammalati e non possano svolgere il proprio lavoro. Il visto H-1 B è limitato anche nel numero: non possono esserne rilasciati infatti più di 65 mila l’anno “per proteggere il mercato del lavoro, i lavoratori americani e la stabilità economica del paese”. Inoltre vengono rilasciati soltanto a dipendenti qualificati che offrono un interessante valore aggiunto agli occhi delle autorità americane: ingegneri, avvocati, contabili, esperti informatici, insegnanti, ricercatori scientifici. Per ottenere tale autorizzazione, il richiedente deve avere trovato un lavoro negli Usa, possedere un diploma di laurea (Bachelor) americano pertinente alla posizione da ricoprire,  un titolo di studio straniero, equivalente o superiore al titolo di studio di primo livello, in relazione alla posizione da ricoprire. Inoltre è richiesta una licenza che attesti la capacità di esercitare l’attività professionale in questione. Per di più, l’azienda americana potrà assumere questi lavoratori stranieri altamente qualificati soltanto se le loro mansioni non possono essere svolte da un cittadino americano e dovrà retribuirli al livello dei cittadini Usa che ricoprono posizioni analoghe.

Oltre ai medici, sono 15 mila gli infermieri stranieri che hanno chiesto di entrare negli Usa e che ora si trovano in una sorta di limbo a causa della chiusura dei consolati e dei ritardi nella concessione dei visti, diventata più difficile dopo le restrizioni introdotte dall’amministrazione Trump. 

Non è un caso che  gli operatori ospedalieri, le associazioni dei medici e i gruppi di immigrati abbiano chiesto all’amministrazione entrante di adottare ordini esecutivi e altre direttive che all’indomani dell’Inauguration day del prossimo 20 gennaio consentano di allentare le restrizioni sui visti. Inoltre, ci sono pressioni sul Congresso perché riparta l’iter della legge che garantirebbe a 40 mila tra medici e infermieri stranieri lo status di residenti pemanenti negli Usa grazie alla riallocazione di 40 mila slot per carte verdi che non sono stati utilizzati in anni recenti.

“Abbiamo letti, abbiamo ventilatori polmonari e tutto quello che ci serve dal punto di vista tecnico”, ha detto Tim Moore, chief executive officer della Mississippi Hospital Association,“ora ci serve personale medico e infermieristico”.  Anche l’American Medical Association, l’American Hospital Association  e l’ American Immigration Lawyers Association si sono unite alla richiesta di una svolta nella politica dell’immigrazione.  Un vero grido di allarme, perché secondo le ultime stime già la prossima settimana negli stati uniti il numero dei morti per coronavirus potrebbe superare quota 3 mila al giorno, più delle vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre 2001.  E' la previsione di diversi esperti americani sulla base dell'ultimo balzo di decessi, oltre 2 mila 800 nella giornata di mercoledì. "Sarà un 11 settembre al giorno", afferma Jonathan Reiner, docente di medicina della George Washington University, sottolineando come ancora non si siano manifestate le conseguenze del weekend del Thanksgiving, cioè del giorno del Ringraziamento. Prima che sia troppo tardi, ben vengano medici e infermieri stranieri.