Coronavirus, l’export alimentare è a rischio
Coronavirus, l’export alimentare è a rischio
E’ in atto un’azione speculativa in diversi stati membri dell’Ue, che, per usare le parole del ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova, «rischia di determinare il blocco dell’export agroalimentare»

di di Luigi Chiarello 27/02/2020 08:01

Oltre al danno la beffa. Al coronavirus si somma il boicottaggio del Made in Italy, agroalimentare e non solo. Nel più totale silenzio della commissione europea è in atto un'azione speculativa in diversi stati membri dell'Ue, che, per usare le parole del ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova: «Rischia di determinare il blocco dell'export agroalimentare». A denunciare il tutto è proprio il capo del dicastero dell'agricoltura, in una lettera scritta di suo pugno e inviata al presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e al ministro della salute, Roberto Speranza. Missiva, anticipata ieri da ItaliaOggi, in cui si chiedono anche benefici fiscali e il congelamento dei mutui e dei versamenti contributivi, a sostegno delle imprese agricole e alimentari colpite dalle misure di contenimento del coronavirus. Ma andiamo con ordine.

Nella lettera, Bellanova denuncia: «La presa di posizione di alcune catene della grande distribuzione europea, le quali chiedono garanzie di sicurezza degli alimenti provenienti dal nostro Paese». Il riferimento, secondo quanto risulta a ItaliaOggi è alle cosiddette centrali d'acquisto continentali, ma anche alla Rewe (una famosa catena di supermarket tedeschi con quartier generale a Colonia) e a una catena distributiva neozelandese. Queste catene - ha svelato due giorni fa il ministro nel corso di una videoconferenza con gli assessori regionali all'agricoltura, finalizzata all'inserimento di specifiche misure a sostegno del settore nel prossimo decreto sul coronavirus (si veda ItaliaOggi di ieri) – queste catene, dicevamo, «stanno chiedendo certificazioni aggiuntive per i prodotti italiani; chiedono strumentalmente garanzie sulla sicurezza degli alimenti provenienti dall'Italia per cui, a partire dall'emergenza, molti prodotti del Made in Italy agroalimentare sono bloccati, mentre si registrano nel contempo anche speculazioni sui prezzi dei generi alimentari e delle materie prime». Accanto a queste, ItaliaOggi ha appreso da fonti imprenditoriali che «anche gli Usa stanno richiedendo certificazioni assurde sulla salubrità dei prodotti, mentre la Romania intende mettere in quarantena i prodotti agroalimentari italiani». Si tratta di misure che la stessa Bellanova ha bollato come «una forma di pratica sleale che va condannata e che deve essere immediatamente fermata, poiché non sussistono rischi di trasmissione del virus attraverso alimenti e imballaggi». Lo stesso ministro ha poi aggiunto: «D'intesa con gli assessori regionali chiediamo al presidente Conte e al ministro Speranza di sensibilizzare specificamente il commissario europeo alla salute sollecitando un intervento per affermare che non sono legittime e tollerabili richieste di certificazione aggiuntive per i prodotti italiani». Durissima anche la presa di posizione di Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia e ad di Inalca (gruppo Cremonini): «La latitanza dell'Europa sul tema coronavirus è assolutamente inaccettabile», dice a ItaliaOggi. E ancora: «Dopo aver consentito a stati membri di varare ingiustificate limitazioni e messe in quarantena di persone provenienti da regioni italiane, ora non fa nulla per richiamare gli stessi stati Ue al rispetto della libera circolazione dei prodotti». Quindi, la richiesta: «La commissione intervenga subito, vietando ai paesi della Ue sia controlli aggiuntivi che richieste illegittime di certificazioni prive di qualsiasi giustificazione scientifica sui prodotti esportati».

Purtroppo, però, sul comportamento dei partner europei c'è dell'altro. Anche qui la denuncia arriva dal ministro, nella sua lettera a Palazzo Chigi. Bellanova scrive: «Segnalo le reazioni di alcuni paesi partner europei, che con la minaccia di blocco delle frontiere delle persone provenienti dall'Italia, stanno spingendo la manodopera (anche stagionale) estera a rientrare nei paesi di provenienza, penalizzando le nostre aziende». E ancora: «La logistica e i trasporti oltre frontiera stanno generando grande insicurezza per alcuni comparti produttivi (ortofrutta in particolare), a causa del comportamento delle autorità dei paesi confinanti dell'Italia». Il riferimento viene ripreso e meglio focalizzato da Coldiretti, che in una nota denuncia: «La Romania ha deciso di mettere in quarantena tutti i cittadini provenienti dalle regioni Lombardia e Veneto. Un provvedimento che rischia di privare l'agricoltura italiana dei centomila lavoratori che ogni anno dalla Romania raggiungono l'Italia per le attività stagionali nelle campagne. I rumeni», chiosa Palazzo Rospigliosi, «sono la comunità di braccianti più numerosa in Italia» e operano in molti «distretti agricoli del Nord del paese, dalla raccolta delle fragole nel Veronese, alla preparazione delle barbatelle in Friuli, dalla raccolta delle mele in Trentino, alla frutta in Emilia Romagna, dalla vendemmia in Piemonte fino agli allevamenti da latte e ai caseifici in Lombardia».