Lo sciopero dei commercialisti sarà ad oltranza. Si incomincerà con le comunicazioni Lipe, la cui scadenza del 16 settembre non sarà rispettata con l'invio dei dati che potrà essere ritardato anche di 8 giorni, per poi proseguire con ogni successiva scadenza fiscale. Si andrà avanti «finché il governo non si deciderà a cambiare le sue decisioni e a concedere le proroghe richieste dalla categoria». È quanto dichiarano ad ItaliaOggi Maria Pia Nucera, presidente dell'Associazione dei dottori commercialisti (Adc) e Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti (Anc), all'indomani dell'annuncio dell'astensione collettiva fatto dalle nove associazioni di categoria.
«Ci auguriamo», le parole di Nucera, «che il governo riveda la sua posizione e conceda la proroga al 30 settembre. È impensabile che ci sia riusciti l'anno scorso e non quest'anno in piena emergenza. Abbiamo avuto anche delle aperture, ma le parole non ci bastano più. Il nostro sarà uno sciopero ad oltranza; non ci fermeremo a settembre, ma andremo avanti finché le nostre proposte non verranno accolte».
La protesta inizierà come detto dalle liquidazioni periodiche Iva, che dovrebbero essere comunicate entro il 16 settembre. Secondo il codice di autoregolamentazione di categoria, siglato dalle varie associazioni sindacali, il professionista può trasmettere i dati al massimo con otto giorni di ritardo rispetto alla scadenza. «Ci riserviamo la possibilità anche di andare oltre il limite di 8 giorni previsto dal codice», afferma Marco Cuchel. «C'è il rischio di incorrere in sanzioni deontologiche, ma la situazione è diventata talmente insostenibile che siamo pronti a prenderci ogni rischio del caso. Abbiamo già organizzato un'astensione collettiva che è andata in scena a partire dallo scorso 30 settembre, con il mancato invio degli F24 per tre giorni (si veda ItaliaOggi del 16 settembre). Questa volta ci spingeremo almeno per una settimana. In questo modo ci si potrà rendere conto dell'importanza del nostro lavoro e delle difficoltà che incontriamo ogni anno, ancor di più con lo scoppiare dell'emergenza». «Sosteniamo tutte le iniziative che i sindacati riterranno di portare avanti», è il pensiero di Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, «perché in questo momento c'è sia bisogno di un'azione comune e più forte. Non veniamo considerati minimamente come categoria. Abbiamo fatto decine di documenti, di proposte di semplificazione negli ultimi anni ma non siamo mai stati ascoltati. La mancata proroga delle scadenze è solo l'ultima mancanza di rispetto nei nostri confronti».
La riforma del fisco. Oltre alle proteste delle associazioni, l'altro argomento che sta stimolando l'attenzione della categoria è la proposta di riforma del sistema fiscale avanzata dal direttore dell'Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini. Miani apre a una interlocuzione con l'Agenzia sul tema, affermando però che sarà necessario un riconoscimento per il lavoro dei commercialisti: «la cosa deve naturalmente essere approfondita, faccio fatica a capire come possa funzionare questa tassazione mensile quando ci sono soggetti che hanno movimenti e fatturazioni altalenanti. Ruffini ha l'idea di spostare i servizi verso l'Agenzia delle entrate pensando che il sistema di semplifichi. Il problema è che poi ci deve essere qualcuno che alimenta i dati, e quel qualcuno è sempre un commercialista che si trova con nuovi adempimenti senza aver nessun riconoscimento. Siamo pronti a parlare e a discutere di come si possa e si debba migliorare il sistema fiscale italiano, ma deve essere legittimato e chiarito quale sarà il nostro ruolo, non come avvenuto in passato».
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