Codice della crisi d’impresa verso il rinvio
Codice della crisi d’impresa verso il rinvio
Un emendamento al decreto Cura Italia prevede il differimento di sei mesi dell’entrata in vigore del d.lgs. 14/2019. L’Italia potrebbe però addirittura seguire l’esempio di Svizzera, Spagna e Austria che hanno previsto di sospendere e attenuare gli atti esecutivi contro i debitori, comprese le dichiarazioni di fallimento

di di Marcello Pollio e Gianluca Vidal 31/03/2020 08:21

È allo studio il rinvio delle regole del Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza (Ccii) anche se ciò potrebbe non essere sufficiente. Un emendamento al decreto Cura Italia prevede il differimento di sei mesi dell'entrata in vigore del dlgs 14/2019. L'Italia potrebbe però addirittura seguire l'esempio di Svizzera, Spagna e Austria che hanno previsto di sospendere e attenuare gli atti esecutivi contro i debitori, comprese le dichiarazioni di fallimento. Le regole previste per condizioni ordinarie di mercato, infatti, sono adatte quando la crisi e l'insolvenza riguardano un numero limitato di imprese e non la maggioranza di esse come sta accadendo a causa dell'emergenza da Coronavirus.

Uno degli effetti più evidenti del lockdown delle attività imprenditoriali è quello di avere messo in ginocchio aziende che prima non presentavano alcun rischio o problema di continuità aziendale. Le proiezioni predisposte da molte società specializzate danno atto che nei prossimi 6/12/18 mesi potrebbero chiudere, fallire o portare i libri in tribunale più del 50% delle imprese. Una situazione di inadempimento, causata dall'emergenza Coronavirus (si veda ItaliaOggi Sette del 30 marzo) è ben differente da una crisi aziendale e gli strumenti di risanamento vigenti non risultano né appropriati né adeguati. Si aggiunga, poi, che un conto è affrontare il rischio default del sistema economico nazionale con una legge, quella fallimentare (r.d. 267/42), conosciuta ed impiegata dal secondo dopo guerra, e un conto è pensare di fronteggiare i tentativi di risanamento o le liquidazioni dei patrimoni applicando il futuro Ccii, che non ha avuto alcun preventivo test, con assoluta impreparazione da parte del sistema giudiziario.

Già a inizio anno il Governo aveva deciso di rinviare al 15 febbraio 2021 la segnalazione delle società in difficoltà per presenza di indicatori e indici della crisi d'impresa o per eccessivi debiti fiscali e previdenziali agli Organismi di composizione della crisi d'impresa (Ocri) che dovrebbero essere costituiti presso ciascuna camera di commercio a ferragosto di quest'anno. Una scelta assai appropriata per evitare di intasare le Cciaa o fare «saltare» le imprese già colpite dal contagio economico del Covid-19.

Ma quando finirà il lockdown molte imprese saranno costrette a difendersi da iniziative di creditori e a predisporre strumenti di recupero della continuità aziendale, obbligati dal nuovo sistema di monitoraggio della crisi d'impresa prevista dall'art. 2086 c.c. che è stato introdotto proprio dal Ccii. Ecco perché è necessario derogare ad alcune regole di base del nostro ordinamento, ora che il virus ha messo a nudo la fragilità del sistema. Imporre rigidità in un momento come questo, impedisce quelle reazioni e soluzioni spontanee alla crisi che altrimenti non si potrebbero trovare, neppure con le migliori leggi al mondo.

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