Cessione crediti nel caos
Cessione crediti nel caos
Dietrofront su proroga Cilas, fumata nera su F24: la ragioneria generale dello stato, secondo quanto risulta a ItaliaOggi ha dato parere negativo alla proposta Abi-Ance di riversare gli f24 all’erario, con una quota dell’1% dei crediti acquisiti dalle banche.

di di Cristina Bartelli 06/12/2022 07:52

Strada strettissima per lo sblocco della cessione crediti e dietrofront di Palazzo Chigi. Mentre sulla manovra Bankitalia lancia un monito sul contante. Giovambattista Fazzolari (Fdi), sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, ha chiuso ieri a una riapertura termini per la presentazione della Cilas: “Il superbonus non lo proroghiamo, anche perché non è quello il problema. Il problema sono i crediti di imposta e stiamo tentando di trovare su questo una soluzione”. Soluzione in salita considerato che la Ragioneria generale dello stato, secondo quanto risulta a ItaliaOggi ha dato parere negativo alla proposta Abi-Ance di poter riversare gli F24 all'erario, con una quota dell'1% dei crediti acquisiti dalle banche.

All'orizzonte c'è l'ombra di Eurostat e le criticità per i conti dello stato sollevate con la circolazione massiva di crediti fiscali. Si lavora dunque sul solco già tracciato (ma che non ha provocato, finora, l'effetto di sblocco sperato) di semplificare maggiormente la cessione dei crediti tra banche e imprese di assicurazione. Ieri in serata si è cercato di definire il quadro degli emendamenti segnalati alla legge di conversione del dl aiuti 4 (176/2022). La soluzione non ci sarà comunque in tempi brevi, un punto sugli emendamenti al dl si farà solo venerdì, anche se al momento tutti gli emendamenti legati alla materia del superbonus risultano trattati come capitolo prioritario a sé stante. La Rete delle professioni tecniche (Rpt) ieri è tornata con una lunga nota a chiedere interventi sui meccanismi di cessione crediti con una serie di proposte tra cui la possibilità di utilizzare il credito oltre l'anno fiscale previsto.

Capitolo manovra. Sul fronte manovra invece una doccia gelata è arrivata dall'audizione di Banca d'Italia che ha manifestato preoccupazione non solo sulla norma che fissa a 60 euro la soglia sotto la quale gli esercenti possono rifiutare i pagamenti con carta o app ma anche su tutte le disposizioni di tregua fiscale. Per Fabrizio Balassone, capo del Servizio struttura economica del Dipartimento economia e statistica dell'istituto, “Le disposizioni in materia di pagamenti in contante e l'introduzione di alcuni istituti che riducono l'onere tributario per i contribuenti non in regola rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del Paese che anima il Piano nazionale di ripresa e resilienza e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale”. Inoltre sul tema, che vede contrapposti ormai in un derby tifoserie pos e contanti, Bankitalia osserva che “per gli esercenti il costo per il contante secondo nostre stime è stato superiore a quello delle transazioni digitali con le carte di credito e di debito”, ricordando il costo del contante legato alla sicurezza. “Sui pos non confondere indirizzo politico e le prerogative di controllo”, ha replicato il sottosegretario all'Economia Federico Freni. Banca di Italia ha infine certificato per quanto riguarda la tregua fiscale che avrà un costo di mancato gettito pari a poco più di un miliardo. Giudizio positivo invece dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. In una memoria presentata ieri la categoria propone però una rateizzazione più lunga dei pagamenti, più chiarezza su bonus edilizi e l'eliminazione della responsabilità solidale degli intermediari per l'inizio dell'attività Iva. Inoltre anche i commercialisti richiedono un intervento risolutivo sulla cessione crediti “una misura che consenta alle banche di liberare una parte del plafond che hanno ancora disponibile per l'acquisizione dei crediti da bonus fiscali”. E sempre ieri, commentando le misure della legge di bilancio per quanto riguarda i crediti di imposta energia, Gian Carlo Blangiardo, presidente Istat ha ricordato che “la modalità del credito di imposta può avere qualche controindicazione sulla capacità del sistema imprese, che le bollette le paga subito, di avere le modalità e i mezzi per poter fare la compensazione. Nel 2019, circa il 9,1% delle imprese attive che hanno compilato il modello unico società di capitali Ires riportava crediti non compensati al successivo periodo d'imposta. Tale percentuale raggiunge il 39% per le imprese cosiddette energivore”.