La chiusura degli stadi e in generale la crisi generata dalla pandemia Covid-19 stanno mettendo a dura prova la tenuta del sistema del calcio italiano. Le stime fino ad ora fatte non sono delle piú rosee e se la situazione non dovesse cambiare c'è un rischio serio che si verifichi un collasso. E' quanto sostiene Luigi De Siervo, a.d. della Lega Serie A, intervenendo ai microfoni di Radio anch'io sport su Rai Radio 1. "A oggi il danno per la Serie A è superiore a 500 mln euro che è una cifra monstre non solo per" il massimo campionato di calcio italiano "ma anche perché il calcio è il motore di una industria che dá lavoro a centinaia di migliaia di persone", ha detto. Secondo il top manager "questo danno si ripercuote anche su quelle che sono le serie minori. Il danno generale arriva fino alle societá di prossimitá". "La serie A", ha aggiunto, "ha circa 1,4 mld di ricavi dai diritti tv che sta proteggendo rispetto ad un contesto complesso. Il costo dei giocatori sono equivalenti. Mentre prima l'incidenza sul totale era del 60%, oggi venendo a mancare i ricavi da botteghini e dagli sponsor, la percentuale è destinata a salire al 75-80%,. Il sistema è vicino a un rischio grosso di collasso. Il calcio è al centro di quello che è il tempo libero degli italiani e quindi va protetto. Senza stadi non ci sono ricavi e senza ricavi non riusciremo a mantenere il nostro calcio a determinati livelli". Entrando nel merito della riapertura degli stadi con una presenza di pubblico pari al 25%, l'a.d. ritiene che "siamo tutti allineati su una ripresa che sia attenta alla curva dell'epidemia Covid-19, ma riteniamo che ci si possa avvicinarci al 25% con degli step intermedi. L'obiettivo è quello di ripartire con buon senso senza volere forzare i tempi". "Il calcio non vuole un trattamento privilegiato rispetto al resto del Paese ma non vuole essere neanche svantaggiato. Lo stadio è un grande spazio all'aperto e si possono distanziare le persone. Si deve fare con tutta attenzione alle regole. Il 25% non è un dogma ma potrebbe anche essere una percentuale che sale nel tempo", ha proseguito. Per quanto riguarda poi la nuova asta dei diritti televisivi per il prossimo triennio (che la Lega deve fare nel rispetto della Legge Melandri), ""stiamo solleticando l'interesse di grandi player internazionali, penso ad Amazon e Netflix. Speriamo tutti che nel nuovo scenario competitivo il calcio torni al centro del confronto tra tecnologie e piattaforme". "La situazione è complessa. Abbiamo un interlocutore molto forte che è Sky; c'è Dazn che ha dimostrato di credere nell'Italia. Credo che avremo delle sorprese positive nonostante il fatto che a oggi non ci sia una concorrenza forte come avveniva in passato con Mediaset", ha aggiunto. Secondo De Siervo "con la creazione di una rete unica il calcio può essere un elemento attrattivo di una offerta rispetto ad un altro. Ci auguriamo che torni il prodotto con cui le societá di tlc possano arricchire le loro offerte". Parlando infine della media company che la Lega sta approntando con alcuni fondi, il top manager ha spiegato che "è un tentativo di rivoluzione del nostro calcio. Per tornare a brillare in Europa abbiamo bisogno di capitali privati. Attraverso minimi garantiti e cifre importanti da investire nel calcio potremmo trovarci alla fine di questa crisi molto piú vicini ai club inglesi di quanto non sia ora. Ci sono dei problemi tecnici e legali e stiamo cercando di risolverli. Poi decideranno i club, nell'assemblea che si terrá ad ottobre se affrontare i prossimi anni con fondi privati oppure no". Il 9 settembre scorso l'assemblea della Lega aveva dato il via libera al progetto della media company e si era deciso di andare avanti a dialogare con le due cordate di fondi di private equity: Cvc, Advent e Fsi da un lato e Bain Capital che si è alleata con Nb Renaissance Partners, dall'altro. Entrambe le proposte prevedono che il fondo che verrá scelto entrerá nella media company con una quota del 10%. Sul fronte della governace, la la metá dei consiglieri sará nominata dai fondi e l'altra metá dalla Lega. L'amministratore delegato sarebbe prerogativa dei fondi e il presidente della company sarebbe di nomina di Via Rosellini. Cvc valuta la newco 16,25 miliardi di euro e quindi offre 1,625 miliardi per il 10% di cui 300 milioni derivanti dalla parziale rinuncia dei fondi ai dividendi per le prime quattro stagioni. Bain mette invece sul piatto 1,350 miliardi, valutando quindi la media company 13,5 miliardi.