C’è stata una svolta storica in Europa
C’è stata una svolta storica in Europa
Non sono in gioco le cifre ma il trend dell’integrazione. E per l’Italia si apre una pagina nuova, quella delle riforme. Ma non è detto che i sovranisti e i populisti siano ora in grado di accettare una moralizzazione sociale ed economica della politica

di di Domenico Cacopardo 21/07/2020 08:22

È impossibile, a sedie ancora calde, formulare un giudizio sull'esito dell'eurovertice iniziato a Bruxelles venerdì 17 e terminato lunedì 20 luglio.

Quattro giorni impegnativi e tesi, in fondo ai quali s'è materializzato un compromesso. Parliamoci chiaro: occorre ancora capire se la chiusura dei lavori sia effettiva e se un accordo sostanziale si sia veramente raggiunto.

Guardate, guardiamo stamattina (ed è probabile che il comunicato ufficiale sia diramato stamattina) lo spread dei titoli di debito italiano: se ci sarà un aumento vorrà dire che l'intesa è soltanto putativa e che il mercato non vi crede. Altrimenti, potremo sussurrare una canzone lieta e sfoggiare un po', solo un po', di ottimismo.

Dobbiamo riconoscere due circostanze. Giuseppe Conte, a dispetto di ogni critica, a Bruxelles rappresentava l'Italia. Correttamente Forza Italia l'ha sostenuto e ha tifato per lui. Scorrettamente altri hanno, minuto per minuto, giocato sul suo fallimento.

Sono circostanze, queste, nelle quali al di là delle collocazioni partitiche, si giocano i destini di una nazione.

In secondo luogo, dobbiamo riconoscere che Giuseppe Conte (personalmente ne dubitavo) è stato un premier dignitoso che ha partecipato a pieno titolo allo schieramento dei quattro «grandi» europei (Germania, Francia e Spagna oltre, naturalmente, Italia).

Una solidarietà che appare piena e che costituisce un buon viatico per il futuro: nel senso che questo pacchetto di mischia ha collaudato le proprie convergenze e, soprattutto, la propria capacità di assumere responsabilità di guida dell'Unione europea. Nel contesto, Conte ha fatto la sua parte, senza cedere di un passo, e senza rompere la colla che lo univa ai colleghi.

Per il resto, l'appuntamento aveva e ha una valenza storica: l'istituzione degli Stati Uniti d'America fu il risultato di un processo dialettico, il cui punto culminante, oltre l'approvazione della Costituzione, fu la decisione di dotarla di una Banca nazionale e la creazione di un unico sistema monetario.

Noi europei, il sistema monetario e la banca li abbiamo già. Con questo vertice, nonostante le opposizioni di Olanda e soci, l'Unione europea raggiunge una sua specifica personalità finanziaria, essendo stata autorizzata a indebitarsi sul mercato e a distribuire euro in forma di sussidi (grant) e di prestiti (loan) i suoi componenti.

Rispetto al concetto non contano i numeri (anche se il numero che circola al momento di chiudere è importante: 390 miliardi in sussidi; 310 in prestiti). Conta la scelta di fondo prefigurata che sostanzia una svolta storica.

Se le premesse saranno confermate ci sarà un dopo interessante per tutti. Per noi, si apre una pagina nuova, quella che era sottesa alla trattativa e all'ostilità dell'Olanda: le riforme.

Saremo capaci di adottare le riforme di cui abbiamo necessità? Anche sapendo che, in qualche misura, il sostegno europeo sarà correlato alle riforme, non è detto che i sovranisti e i populisti saranno capaci di accettare una moralizzazione sociale ed economica della politica, abbandonando mance e clientele, per dare all'Italia uno standing globale, quello con il quale potremmo competere ovunque e con tutti con reali possibilità di successo.

www.cacopardo.it

© Riproduzione riservata