Assoturismo: in fumo 200 mln di euro di prenotazioni per il mese di marzo
Assoturismo: in fumo 200 mln di euro di prenotazioni per il mese di marzo
L'allarme dell'associazione: se continua così, il settore - che vale il 13% circa del Pil italiano - rischia di affondare. Nella storia recente, il turismo italiano non ha mai vissuto una crisi come questa: è il momento più buio, neanche l`11 settembre aveva inciso così pesantemente. Cafà (Cifa): Imprese in crisi, subito moratoria sui mutui e accesso alla Cigo

27/02/2020 09:50

In meno di una settimana dall'esplosione dell'allarme coronavirus, alberghi, b&b e agenzie di viaggio hanno già visto andare in fumo 200 milioni di euro di prenotazioni per il mese di marzo. "Se continua così, il settore - che vale il 13% circa del Pil italiano - rischia di affondare". E' l'allarme lanciato da Assoturismo Confesercenti, secondo cui la cifra riguarda solo i valori di viaggi e sistemazioni cancellati, e non include la mancata spesa turistica dei viaggiatori, che avrà pesanti ricadute anche su guide e trasporti turistici, oltre che bar, ristoranti e attività commerciali in tutta Italia. A essere investite dalle disdette, infatti, non sono solo le attività ricettive delle regioni interessate dai focolai: a Roma si registrano picchi di cancellazioni del 90% delle prenotazioni, dell`80% in Sicilia. A incidere lo stop alle gite, alla convegnistica e agli eventi; ma pesano anche le cancellazioni che arrivano dai viaggiatori stranieri, soprattutto nelle città d`arte, dove i turisti provenienti dall`estero costituiscono circa la metà dei flussi complessivi.
"Se la situazione di panico generalizzato dovesse protrarsi, migliaia di attività, in particolare quelle di piccole dimensioni, entreranno prima in crisi di liquidità, poi chiuderanno i battenti", commenta Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo. "Nella storia recente, il turismo italiano non ha mai vissuto una crisi come questa: è il momento più buio, neanche l'11 settembre aveva inciso così pesantemente. Il comparto è già in zona rossa, e come tale va trattato". "La proposta di un tax credit per le attività colpite può andare bene, ma gli importi devono essere adeguati alla gravità del momento: le mezze misure, in questo frangente così critico, non servono a niente. Anche la sospensione dei pagamenti va estesa. Dobbiamo prepararci a offrire sostegni più incisivi, in caso la crisi dovesse continuare. Migliaia di imprese aspettano con il fiato sospeso un sostegno per non crollare. Dobbiamo assolutamente trovare soluzioni percorribili. La nostra proposta è di istituire un fondo speciale finanziato anche con risorse europee: dai nostri partner ci aspettiamo solidarietà, è indispensabile per ridimensionare l'emergenza".

Un pacchetto di misure straordinarie a tutela e a sostegno delle imprese dei settori Turismo e Pubblici esercizi delle regioni del Nord maggiormente colpite dal Coronavirus. La richiesta arriva da Cifa, la Confederazione Italiana delle Federazioni Autonome, in una lettera che il presidente Andrea Cafà ha inviato alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, convinto che questo piano di interventi mirato «consenta di risollevare in tempi ragionevoli settori e territori che, di fatto incolpevoli, rischiano un vero e proprio tracollo, con la conseguente e insostenibile nuova ondata di disoccupazione». Cafà, raccogliendo l’appello di migliaia di piccole e medie imprese aderenti alla Confederazione che stanno subendo gravi e incalcolabili danni in termini di presenze e incassi prodotti dalla paura generata, cita il caso delle città di Milano e Venezia dove si registrano cancellazioni di prenotazioni che arrivano al 50% non solo nel breve periodo, ma che si prolungano fino alla prossima estate. «Non possiamo lasciare da soli imprenditori e lavoratori - dice ancora Cafà - in un momento economico in cui molte aziende italiane, grazie al supporto dei propri dipendenti, cercano di uscire dalla crisi scommettendo sulla loro crescita e sulla competitività, investendo sull’innovazione e guardando con interesse ai mercati esteri». «E questa Italia, fatta dai commercianti, dalle PMI, dagli artigiani, che da sola rappresenta il 35% del nostro Pil, non è tutta nelle grandi città, ma pervade l’intero tessuto socio-economico delle regioni in questione», aggiunge Andrea Cafà nella missiva inviata alla ministra Catalfo. La Confederazione Italiana delle Federazioni Autonome, plaudendo al governo Conte per le iniziative intraprese nella fase emergenziale del Coronavirus, chiede quindi l’adozione di alcune misure urgenti per tutte le imprese delle regioni del Nord, tra cui il riconoscimento degli ammortizzatori sociali per le microimprese non rientranti nella disciplina della Cigo e del Fis. Cifa, sollecita inoltre «il riconoscimento del fattore epidemiologico quale evento oggettivamente non evitabile che consente l’accesso alla Cigo, non appesantito da accordi sindacali e incombenze amministrative di ogni natura, uno slittamento importante dei termini di pagamento di tasse e contributi e, infine, una moratoria su tutti i mutui gravanti sulle imprese». Cifa propone anche di estendere a tutto il territorio nazionale le misure per lo smart working inserite nel Dpcm, senza limitarlo alle sole regioni individuate dal decreto presidenziale del 25 febbraio.