Agricoltura, frodi sugli aiuti europei
Agricoltura, frodi sugli aiuti europei
Si tratta di 2,6 mld di euro, messi a disposizione dalla Politica agricola comune europea per aiutare gli operatori. Sotto accusa anche il ritiro dei prodotti per eccesso d’offerta e destinato, gratuitamente, agli indigenti

di di Luigi Chiarello 06/12/2019 08:59

Indennizzi dispendiosi, uso falsato degli aiuti e una vera e propria frode ai danni dell'Unione e dell'erario nazionale, mediante partite di giro sugli aiuti agli indigenti: la pagella che la Corte dei Conti europea ha stilato ieri sugli strumenti di sostegno al reddito degli agricoltori è da brividi. Si parla di 2,6 mld di euro, messi a disposizione dalla Politica agricola comune per aiutare gli operatori del primario ad assicurarsi da cali di prezzo, choc di mercato e perdite di produzione. E per far fronte agli squilibri tra domanda e offerta. Bene, secondo la Corte Ue, queste misure ««hanno avuto impatto modesto e non uniforme» e «hanno raggiunto solo in parte gli obiettivi perseguiti». Un dato? «Meno del 10% degli agricoltori assicurati ha beneficiato del sostegno Ue». Di più: «Alcune misure eccezionali non sono state mirate e possono condurre al pagamento di compensazioni eccessive». Attenzione: sotto accusa sono finiti sia meccanismi specifici, come le assicurazioni e i fondi di mutualizzazione utili a stabilizzare i redditi, sia misure eccezionali per stabilizzare il mercato in caso di gravi turbative.

Tra queste ci sono gli aiuti agli indigenti. In proposito, la Corte dei conti ha rilevato che «il sostegno Ue per il ritiro di prodotti da destinare alla distribuzione gratuita è stato dispendioso». Di più: «In alcuni casi, le tariffe versate sono state notevolmente superiori ai prezzi di mercato, determinando compensazioni eccessive». Dunque, hanno finito per essere distorsive. Poi l'accusa non da poco: «La maggior parte dei prodotti ritirati dal mercato per esser destinati alla libera distribuzione, alla fine tornavano sul mercato sotto una forma diversa (come succo in Grecia e Spagna), mentre solo una minima parte raggiungeva i più bisognosi».

L'embargo russo. C'è poi il caso più eclatante da un punto di vista politico, legato al contro-embargo russo, deciso nel 2014, quando Mosca vietò l'import di alcuni prodotti agricoli dall'Ue, in risposta alle sanzioni varate dall'Unione per l'occupazione della Crimea e la guerra in Donbass. Bene, in relazione a questa crisi, tra il 2014 e il 2018 sono stati spesi 513 mln a sostegno dei prodotti ortofrutticoli. Ma secondo i contabili Ue «l'Unione non ha stabilito parametri oggettivi per valutarne l'utilizzo». Ad esempio, scrive la Corte dei conti Ue: «Il 61% del sostegno è stato destinato a produttori di mele (specie in Polonia), anche se le esportazioni di mele sono rimaste costanti o sono addirittura aumentate». E ancora: «Misure eccezionali sono state attuate per fronteggiare la sovrapproduzione strutturale europea di pesche e pesche noci, invece che per puntuali perturbazioni del mercato». Dunque, lo strumento è stato usato in modo falsato.

L'atto d'accusa. Per la corte europea «la maggior parte degli agricoltori non prende neppure in considerazione la possibilità di ridurre il rischio, dato che si aspetta di ricevere un consistente aiuto pubblico in caso di crisi». E ancora: «Il sostegno per l'assicurazione fornito dall'Ue non è erogato a chi ne ha più bisogno». Infine, dito puntato su Italia e Francia: «Nei due stati (che fanno più ricorso a questi strumenti), la Corte ha osservato una concentrazione nel vitivinicolo. Settore in cui il capitale assicurato può raggiungere i 115mila euro per ettaro, ma molti beneficiari, data la loro capacità finanziaria e il profilo di rischio, avrebbero stipulato assicurazioni sulla produzione anche senza le sovvenzioni Ue».

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